Quando analizziamo una situazione, siamo sempre portati a ricondurre l’analisi a ciò che sappiamo: quello che ho realizzato domenica sera è che non ci rendiamo conto di quanto lo facciamo.
Stavo andando fuori a cena, e parlando con la mia compagna sono andato ad incastrarmi nella spiegazione dell’unknown unknown, e mi sono accorto di quanto fosse complesso spiegare questo concetto; quando finalmente ci sono riuscito, ho visto la scintilla nei suoi occhi, e ho pensato che sarebbe potuto essere interessante anche per voi.
I 4 quadranti della conoscenza
Questa suddivisione delle informazioni è derivata dallo Schema di Johari, uno strumento per interpretare le comunicazioni interpersonali, che quasi 50 anni dopo è stato riadattato nel Cynefin framework: una bella sintesi di questo passaggio la trovate qui.
Anyway, il mindset che c’importa in questo caso è la suddivisione delle informazioni in questi 4 quadranti:
Known Known
Known Unknown
Unknown Known
Unknown Unknown
La prima parola identifica la mia consapevolezza, la seconda le informazioni in mio possesso.
Known Known
Questa è l’area più semplice, è ciò che so di sapere.
Ho la consapevolezza di conoscere le informazioni che sono in mio possesso, e quindi è una zona in cui mi muovo con confidenza.
Known Unknown
Qui si raggruppano le informazioni che so di non sapere.
Anche qui ho la consapevolezza, ma stavolta di quelle che sono le mie aree oscure. Se per esempio voglio acquistare il titolo di Tesla in borsa, sono consapevole che non conosco le strategie commerciali dei suoi competitor, e posso agire per gestire quest’incertezza andandomi a informare, oppure confidando che la strategia di Tesla sarà migliore per determinati motivi.
È un’incertezza di cui so i contorni, e che quindi sento di poter identificare e gestire, anche se non ne conosco i dettagli.
Unknown Known
Qui entriamo in un ambito più sfumato, ciò che non so di sapere.
Spesso ci capita di scoprire che siamo bravi in qualcosa che non abbiamo mai provato, oppure di ricordarci un’informazione che avevamo scordato perfino di sapere. È una risorsa molto utile, perché, per quanto io non abbia la consapevolezza di avere questa risorsa, stiamo sempre parlando di una risorsa.
Unknown Unknown
Questa è l’area più difficoltosa, il fulcro di questa newsletter: ciò che non so di non sapere.
Per definizione non posso avere una conoscenza omnicomprensiva, il che significa che ci saranno sempre fattori (non dettagli) che non conosco ma che sono utili per valutare una data situazione, e devo gestire anche quest’are, per quanto inconoscibile.
Perché è così difficile
Questa classificazione sembra facile da comprendere, ma ciò che ho scoperto domenica è che spesso, nella pratica, confondiamo l’unknown unknown con il known unknown: quando in una situazione c’è incertezza, il nostro cervello cerca tutti i possibili parametri importanti che causano quell’incertezza, e così pensiamo di aver gestito ciò che non sapevamo di non sapere.
In realtà però, lo abbiamo solo spostato nel quadrante del known unknown.
Il programma di base del nostro cervello è la sopravvivenza, e per sopravvivere serve capire il contesto in cui ci muoviamo, ossia ricondurlo ad uno schema noto (il known unknown, in cui perlomeno so ciò che non so di sapere): per questo è così difficile accettare e gestire l’idea che ci sarà sempre qualche fattore rilevante di cui non solo non possiamo conoscere i dettagli, ma nemmeno la natura.
Non possiamo mai sapere tutto, quindi ci sarà sempre qualcosa che non sappiamo di non sapere, per definizione
Ma se le cose stanno così, come si gestisce quest’area della conoscenza?
Cigni neri
Di questa domanda ha fatto la sua vita (e la sua fortuna) Nassim Taleb, approfondendola nel famosissimo libro “Il cigno nero”: in sostanza, bisogna agire premunendosi contro la propria ignoranza.
“Cosa posso fare per tutelarmi contro qualcosa che non posso conoscere?”
La domanda ha una risposta diversa per ogni situazione, per questo è un mindset: come vi potrà essere utile, io non posso saperlo.
Ma posso descrivervi il caso specifico di Taleb per darvi un’idea.
Opzioni
Le opzioni sono strumenti finanziari con cui, pagando una piccola somma, ci si può assicurare la possibilità di comprare o vendere un titolo ad un dato prezzo, qualora si volesse.
Avendo un’idea di come andrà quel titolo, l’opzione permette di guadagnare come se lo si acquistasse, ma un pò meno per via di quella somma iniziale che avete speso. Se però l’idea si rivela sbagliata, si può evitare di esercitare l’opzione, e quindi evitare la perdita.
Nassim Taleb ha costruito un fondo speculativo che opera soltanto con questi strumenti, il che significa che guadagna poco (ma costantemente) se i mercati sono stabili, e moltissimo quando succede qualcosa di inatteso (un Cigno Nero, per chi ha letto il libro).
Quindi?
Quindi, io qui parlo di mindset, che sono approcci al mondo: non c’è una soluzione unica o puntuale da portarti a casa.
C’è però una domanda, un approccio che può portarti a gestire l’inatteso, tutelandoti con un minimo sforzo da qualcosa che potrebbe arrecarti molto danno, ma che (per definizione) non potrai conoscere prima che accada:
“Cosa posso fare per proteggermi da qualcosa che non posso conoscere?”